filosofia
Nella società odierna circa il 90% delle attività umane si svolgono in ambienti confinati ( casa, scuola, ufficio…) e gli edifici hanno assunto un peso sempre più rilevante nella vita dell’uomo e nelle sue necessità primarie.
L’attività edilizia comporta anche dei processi a forte impatto ambientale; evidente è il depauperamento del territorio e l’elevato consumo energetico con conseguente notevole aumento di CO2.
L’enorme consumo di risorse e di energia non consente uno sviluppo sostenibile; mutuando le affermazioni contenute nel Rapporto Brundtland – datato 1987 – per sostenibile si intende “lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le future riescano a soddisfare i propri”.
Inversione di tendenza si può avere con la bioarchitettura che consente di progettare edifici funzionali e nel contempo ecocompatibili con l’ambiente e con l’uomo. Il termine stesso è la traduzione del termine baubiologie ( bau = edifici; biologie = biologia ) coniato in Germania negli anni ’60 dal movimento ecologista sorto per difendere l’uomo dall’insalubrità degli edifici e dell’ambiente.
La bioarchitettura si configura, pertanto, come una disciplina multisettoriale attenta all’ aspetto progettuale, ecologico dei materiali e al benessere indoor, proponendo edifici correttamente inseriti nel contesto territoriale (bioregionalismo), energeticamente efficienti e costruiti con materiali naturali, bioecologici e sostenibili.